Segretissimo 1301 Quiller. Agguato a Bangkok by Adam Hall

autore:Adam Hall [Hall, Adam]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook gratuito - vietata la vendita
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

Certo, un lasso di tempo di dieci secondi. Sarebbe iniziato quando avesse inquadrato nel mirino i primi agenti in motocicletta all’imbocco della Link Road e sarebbe finito quando la prima automobile fosse sparita alla sua vista sotto gli alberi del giardino del tempio. Per essere più precisi, il lasso di tempo, almeno per me, si sarebbe dimezzato, perché io avrei aspettato che lui spianasse il fucile. Lo avevo deciso senza parlarne con Loman. Mi sembrava una questione di buone maniere.

M’sieur dopo di lei.

Il rumore della folla mi stava rendendo impaziente; volevo guardare in strada, ma non potevo avvicinarmi alla finestra.

Faceva molto caldo e dovevo asciugarmi continuamente le mani. Dal punto in cui mi trovavo riuscivo a vedere soltanto la cupola dorata del Phra Chula Chedi, sfolgorante sullo sfondo del cielo azzurro. E l’anello di finestre sporgenti.

Loman mi contattò poco dopo le 15.35.

— Mi senti?

— Sì.

Parlava lentamente per mascherare la paura.

— Sta salendo a bordo dell’auto, seguito dal principe Rajadhon.

Potevo sentire la folla in sottofondo.

— Adesso l’ambasciatore.

Due colpi ovattati: le portiere che si chiudevano.

— Il corteo si sta muovendo.

Erano le 15.41.

— Okay, Loman, adesso tocca a me.

Lui iniziò a dire qualcosa, ma io interruppi la comunicazione.

Otto o nove minuti. La velocità non avrebbe superato i quaranta chilometri all’ora.

Plem Chit Road, a destra per imboccare Vithayu, ambasciata saudita, ali di folla lungo il percorso, ambasciata spagnola, bandiere, fiori, applausi, ambasciata giapponese, bambini sollevati in alto dai padri, ambasciata olandese, infermieri che cercavano di aprirsi un varco tra la folla per soccorrere una persona svenuta, ambasciata americana, i venditori di bibite. Lumpini Park.

Mi ero già spostato da un lato della stanza e potevo vedere gli alberi del parco e, sopra le fronde, la fragile sagoma di un aquilone, giallo con una croce rossa.

Il fazzoletto con cui mi asciugavo le mani era intriso di sudore. Tre minuti, quattro al massimo. Riuscivo a vedere un tratto della Link Road sotto il palazzo. Macchie di colore, parasoli. Un’ambulanza stava percorrendo in retromarcia una via laterale. Un venditore di palloncini.

Un falso allarme: il tetto di un’auto della polizia scambiato per quello dell’auto che apriva il corteo.

Un minuto.

La missione mi era sembrata lunghissima, dopo tutte quelle settimane passate a bordo della Toyota. Di lì a poco io e Kuo, che conoscevo come un fratello, saremmo diventati degli sconosciuti.

Sentii un applauso in lontananza che si fece a mano a mano più forte, così mi asciugai le mani per l’ultima volta.

In cima al cavalletto c’era una piastrina quadrata con al centro l’aggancio per la macchina fotografica; io l’avevo coperta con un panno fissato con degli elastici. La canna dell’Husgvarna aveva lasciato la sua impronta sulla stoffa. Tolsi la sicura.

L’odore del grasso era forte, un buon odore di pulito.

Il vociare della folla mi arrivava a ondate, da lontano; le persone ferme sotto l’edificio in demolizione cominciarono a chiamare il nonne della Persona e io centrai il reticolo sulla faccia incorniciata dalla finestra sporgente.

Vidi lo scintillio della canna del suo fucile e io cominciai a tirare il grilletto.

Quando avvertii il rinculo, continuai

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